venerdì 7 novembre 2014

S. Martino di Ingravo a Bolzano Novarese - parte 3 - Gli affreschi interni (parete destra)

I quattrocenteschi affreschi interni della Chiesa di S. Martino di Ingravo sono tra i più suggestivi e noti del Cusio e sono ancora ben conservati: il ciclo pittorico parte da una stupenda crocifissione sulla parete di destra, si sviluppa sull’altra parete, per poi terminare nella conca absidale.
Gli affreschi sono molto importanti e interessanti per vari motivi, tra cui il fatto che vi sono molte iscrizioni che, praticamente su ogni parete decorativa, permettono di conoscere la data di esecuzione o il nome dell’artista o il nome del committente.
Altro motivo di interesse è lo stato di conservazione: la qualità e il livello artistico degli affreschi sono notevoli e hanno contribuito al successo del recente restauro (1990).
Inoltre, gli affreschi vanno dal 1403 al 1507, e testimoniano l’evoluzione di un secolo di pittura di carattere religioso, con caratteristiche molto interessanti per l’area novarese.

Gli affreschi più antichi si trovano sulla parete di destra e raffigurano Sant’Orso e la Madonna del Latte; la Crocifissione, che sta nel mezzo, è stata realizzata più tardi ed è attribuibile a Tommaso Cagnola, importante pittore del novarese.

In alto, alla destra di S. Orso (che si ritiene essere lo stesso Sant’Orso di Aosta), si puo’ notare un’iscrizione che permette di datare esattamente l’opera al  1403.

Nell’affresco della Madonna del Latte si nota la fusione di due tipiche iconografie raffiguranti la Vergine: la Madonna in maestà, sul trono, con la corona, unita all’immagine della maternità, in cui Maria allatta il proprio figlio. Il fiore che la Madonna tiene nella mano destra è un altro componente ad alto valore simbolico: si tratterebbe del “Fiore che sboccia sull’albero di Jesse”, l’affermazione che il figlio che tiene in grembo è il Messia. Una seconda interpretazione vede nel fiore il simbolo della purezza e della verginità di Maria.
Il valore artistico di questo affresco è considerevole perché documenta una parte dell’evoluzione del linguaggio pittorico dell’artista: si nota la formazione tradizionale di carattere romanico con influenza bizantina, ma nello stesso tempo già si intravvede l’avvento del realismo gotico.

Sulla stessa parete un’altra serie di dipinti è attribuita allo stesso artista e ritraggono San Gottardo, vescovo benedettino di origine bavarese (divenne vescovo nel 1022); una Crocifissione che ritrae il Cristo morto tra sua madre e l’apostolo Giovanni; San Nicola, vescovo di Mira, morto intorno al 350, noto per l’episodio delle sue reliquie che furono trafugate e portate a Bari; SanQuirico, martirizzato a 5 anni, nel 304, con sua madre Santa Giuditta;  Sant’Albino , vescovo, monaco ed abate, nato nel 554. Anche in questo caso un’iscrizione permette di datare l’esecuzione al 1422.


Dopo i 3 Santi, è raffigurata una Santissima Trinità in una rappresentazione tipica del 1400: Dio Padre nella mandorla tiene fra le braccia il figlio crocifisso. Nel mezzo ci dovrebbe essere una colomba, simbolo dello Spirito Santo, ma il tempo l’ha rovinata e cancellata definitivamente. Con questo affresco ha probabilmente inizio la fase dell’intervento di Francesco, figlio di Tommaso. Si possono notare ancora immagini tradizionali del padre, ma si aggiungono particolari personali del figlio, per esempio la mandorla che racchiude la Trinità, opera sicuramente di Francesco, perchè identica a quella che si vede nell’abside,di sua mano.

Dopo la Trinità troviamo Santa Deliberata: la sua è una figura simbolica presente in diverse chiese del 1400, viene invocata contro le malattie, per la buona morte, ma soprattutto per i neonati e i fanciulli, infatti la si trova raffigurata come nutrice con due infanti in braccio. Era usanza fino all’inizio del 1900 che molte mamme, non solo di Bolzano ma anche di altri paesi della zona, portassero a benedire davanti a questa Santa i loro bambini afflitti da malattie, specialmente dal “Parscium”, la crosta lattea.

Su questa serie di affreschi  si legge una data di esecuzione ma non il nome del pittore. Lo studioso di arteTullio Bertamini li attribuisce allo stesso pittore che a Re, in Val Vigezzo, dipinse l’immagine miracolosa della Madonna Allattante, divenuta poi famosa per la storia del miracolo del sangue che sgorgò dalla fronte della Vergine in seguito ad una sassata lanciata da un ubriacone.

I testi sono tratti dal volume: "Bolzano, leggenda, cronaca e storia" (Autori: G.M.Franzosi, C.Frattini, S.Frattini, A.Marietti, V.Mora, D.Valeri).



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