lunedì 22 dicembre 2014

Un nuovo luogo di ritrovo: La Ca' Buiota

Lo scorso sabato, 20 dicembre, sono stata alla inaugurazione ufficiale del Bar La Ca' Buiota a Vacciago: ecco qui sotto il Sindaco di Ameno, Roberto Neri, mentre taglia il nastro.



Il locale è ricavato da quella che una volta era la scuola di Vacciago, costruita dagli abitanti del posto, e si trova sulla strada che collega Vacciago a Miasino passando per il piazzale del Santuario della Bocciola; ora è gestito da una cooperativa di 4 giovani che hanno intrapreso con entusiasmo questa nuova avventura.


Finalmente un punto di ristoro perchè la gestione precedente aveva terminato l'attività qualche anno fa e il bar era chiuso da allora, il posto si presta anche per essere un luogo di ritrovo, dove poter fare qualche gioco di società o semplicemente chiacchierare piacevolmente in un ambiente caldo e accogliente.


Il locale si offre anche quale spazio espositivo.


Ho trovato un interessante e originale menù che propone una ampia scelta di té particolari, dolci e frutta, i classici taglieri, birre artigianali e vini del territorio.



Potete anche assaggiare pane-burro-marmellata a 1 euro!
Qui sotto il punch, servito in una deliziosa tazzinetta.


La Ca' Buiota si propone anche come info point turistico dove si potranno trovare cartine e bigliettini degli operatori turistici della zona.




lunedì 17 novembre 2014

Arte e Vino dalle Sorelle Conti

Domenica 16 novembre, le sorelle Conti hanno presentato l'annata Boca 2009, in occasione della inaugurazione della mostra collettiva "Alberi III ", organizzata in collaborazione con l'Associazione Arti Visive Granerolo.
Abbiamo partecipato a questo evento, che si è svolto presso le Cantine del Castello Conti a Maggiora ed è stato un bellissimo pomeriggio.
Paola ci ha accolti all'ingresso con il suo sorriso e la sua gentilezza, e abbiamo conosciuto la sorella Elena.

La mostra, incentrata sul tema dell’albero e, più in generale, del rapporto uomo-natura, è stata introdotta da Giovanni Crippa, scultore che gestisce una galleria ad Omegna, e poi ognuno degli artisti ha presentato in poche parole i propri lavori esposti: Rita Baruffali, Giugi Bassani, Renato Luparia, Gregorio Piazza, Nadia Presotto, Ubaldo Rodari, Pina Inferrera, Oreste Sabadin, Carla Veronese e Arianna Fugazza.
L'esposizione comprende anche, su gentile concessione degli eredi, opere di Carlo Casanova e Mauro Maulini.


Paola ed Elena ci hanno raccontato di quanto l'andamento metereologico delle stagioni riesca ad influenzare le diverse annate e, di conseguenza, l'andamento dell'azienda ma anche il loro essere, la loro visione del futuro e i loro progetti. A volte lo sconforto è tanto ma l'amore e la passione per i loro vigneti sono riusciti finora a far superare qualsiasi ostacolo.

Durante l’inaugurazione Oreste Sabadin, artista attivo in diverse discipline e musicista, ci ha letto il racconto L'Albero di  Shel Silverstein e un brano di Le città invisibili di Italo Calvino e poi ci ha presentato un brano con il suo clarinetto.



Abbiamo potuto ammirare le opere esposte nella grande sala dedicata alle degustazioni dei vini Conti, in mezzo alla quale è stato allestito un originale albero di Natale con rami di callicarpa, curato da Giovanni Crippa.



Nella saletta rossa, l'installazione di Oreste Sabadin "Di che ramo sei" ci ha coinvolti in prima persona: l'artista, infatti, ha voluto che i partecipanti interagissero per creare l'opera finale che sarà costituita anche dalle parole scritte di chiunque vorrà sedersi per qualche minuto a raccontare che tipo di ramo pensa di sentirsi.
Eccomi qui ritratta mentre scrivo il mio contributo:



Le opere esposte sono realizzate con svariate tecniche: sculture in gres e in legno, dipinti su carta da pacco o in tecnica mista, fotografie, xilografie.
Qui sotto alcune delle mie preferite.



Grazie a Paola e ad Elena per questa bella iniziativa!.

Orari di visita: da lunedì a sabato dalle 10 alle 12 e dalle 15 alle 18, la domenica su appuntamento allo 0322.87187

venerdì 14 novembre 2014

S. Martino di Ingravo a Bolzano Novarese - parte 5 - Gli affreschi del presbiterio

Eccoci all'ultima parte di questa veloce carrellata sulla Chiesa di S.Martino di Ingravo a Bolzano Novarese.
Spero di aver stuzzicato un pochino la curiosità dei miei - due - lettori :)
Contattatemi se siete interessati a una visita (gratuita).
++++

Sulla parete di destra, all’inizio del presbiterio, si trova un affresco attribuibile a Francesco Cagnola che raffigura la Beata Panacea in una sua iconografia tipica: in ginocchio, con l’aureola raggiante tipica dei beati, mentre sta pregando e viene assalita e uccisa con un fuso dalla matrigna.

Alla famiglia Cagnola, e ancora a Francesco, va attribuita la fatica dell’affrescare il presbiterio, nel 1507, con la decorazione tradizionale del settore presbiteriale delle chiese di quel periodo.
In alto, divisa in 2 momenti, l’Annunciazione, nella conca Dio Padre nella mandorla e in basso la teoria degli apostoli.

Nell’Annunciazione, molto simile a quella della chiesa della Trinità di Momo, la Vergine è inginocchiata dietro a un leggìo. Lo scorcio è un pò incerto: è evidente che, pur essendo stato a Milano con il padre, Francesco non conosceva ancora perfettamente l’uso della prospettiva.

Nella conca dell’abside si trova raffigurato il Dio Padre nella mandorla, circondato dai simboli degli Evangelisti. Si tratta di rappresentazioni tradizionali, risalenti ancora all’epoca bizantina romanica e abitualmente dipinte nella conca absidale delle chiese.



Anche quella di rappresentare gli apostoli nell’abside è una scelta tradizionale, mentre l’ordine della rappresentazione si rifà a una vecchia leggenda del V secolo, secondo la quale gli apostoli si radunarono per decidere quale doveva essere il messaggio di fede da trasmettere, definito come il credo, chiamato ancora oggi “Simbolo degli apostoli”. Ad ognuno di essi fu attribuita una frase, secondo l’ordine della quale vengono raffigurati intorno all’altare. In questo affresco, oltre che per la frase, che su alcuni è ancora leggibile nel libro aperto, vengono riconosciuti o per qualche scritta o per qualche simbolo.
Ecco l’ordine in cui sono rappresentati: il primo a sinistra è San Pietro, riconoscibile per la chiave, seguono S.Andrea con la croce, S.Giacomo Maggiore riconoscibile per l’appellativo “maior”, S.Giovanni, S. Taddeo e S.Giacomo Minore individuati per la scritta sul libro a loro attribuita, S.Bartolomeo riconoscibile per il coltello simbolo del suo martirio, seguono S. Filippo, S.Matteo, S.Simone e S.Tommaso caratterizzati anch’essi per alcuni simboli o scritte.

I testi sono tratti dal volume: "Bolzano, leggenda, cronaca e storia" (Autori: G.M.Franzosi, C.Frattini, S.Frattini, A.Marietti, V.Mora, D.Valeri).

giovedì 13 novembre 2014

S. Martino di Ingravo a Bolzano Novarese - parte 4 - Gli affreschi interni (parete sinistra).

Anche la parete di sinistra di S.Martino presenta una serie di affreschi importanti.

Il primo è un San Martino, rappresentato più come un cavaliere elegante che come un soldato romano, che rispecchia il clima culturale di fine 400, periodo in cui il linguaggio gotico si era ormai diffuso nell’ambito della pittura d’affresco devozionale.
Un’iscrizione posta nella parte superiore dell’affresco permette di conoscere l’autore: si tratta di Tommaso Cagnola, importante personaggio del novarese.

Dopo San Martino si può ammirare un Compianto, sopra il quale si trova una lunga iscrizione in rozzo gotico che ci fornisce importanti informazioni e una testimonianza dell’epoca: “... Uberto de Coiro fece fare San Martino e il Crocifisso con la Vergine Maria e San Giovanni, e l’altare, e ricoprire il tetto della chiesa, con i soldi che aveva lasciato in legato la madre Comina de Coiro. Per primo ha dato 7 lire e 3 soldi a Zanino e Jacopo de Prumelo per la copertura del tetto, in seguito diede al maestro Giovannino 12 soldi e 4 denari per la calcina dall’altare, per le pitture fatte nella chiesa 4 lire.Detto Uberto ha speso di suo 1 lira e 19 soldi per fare queste opere...”.
Secondo studi condotti dallo storico novarese Alfredo Papale, De Coiro era di origine bolzanese, poi trasferitosi a Roma insieme ad altre famiglie, ma rimasto particolarmente legato alla chiesa di San Martino.
Un particolare curioso inserito nel dipinto è la figura che si nota nell’angolo sotto l’iscrizione:  vi è raffigurato come devoto colui che fece eseguire l’affresco, probabilmente si tratta dello stesso Uberto De Coiro.



Questo dipinto, a giudizio di molti, è il più bello e appariscente tra tutti gli altri affreschi, dove Cagnola riesce ad esprimere, specialmente nel Cristo e nella Vergine addolorata, tutta la sua drammaticità raffigurativa.
Il legame tra San Martino, il Compianto e la Crocifissione della parete destra è testimoniato non solo dall’iscrizione ma anche da elementi stilistici, dai lineamenti corporei del Cristo, dal carattere del volto della Madonna, particolari che aiutano a capire che si ha di fronte la mano dello stesso autore.
Di questa serie di affreschi si ha il nome dell’artista e del committente ma  non la data di esecuzione: sono stati attribuiti all’anno 1480-1481 confrontandoli con l’affresco di San Bobo a Verbania, dove Tommaso oltre alla firma lascio’ anche la data (1481).

A fianco del grande Compianto si trova una Madonna con il bambino che è già opera completa di Francesco Cagnola, figlio di Tommaso: si notano qui le caratteristiche della sua pittura, soprattutto nelle caratteristiche fisionomiche delle figure, con visi più lunghi, occhi rotondi con ombre scure, capelli con ondulazioni rigide e la presenza di tessuti con grosse decorazioni. Il fatto che sia opera di Francesco, pur non provato con certezza, puo’ essere molto ben dedotto dal confronto con il San Martino affrescato all’esterno, opera sicuramente di Francesco.

I testi sono tratti dal volume: "Bolzano, leggenda, cronaca e storia" (Autori: G.M.Franzosi, C.Frattini, S.Frattini, A.Marietti, V.Mora, D.Valeri).



venerdì 7 novembre 2014

S. Martino di Ingravo a Bolzano Novarese - parte 3 - Gli affreschi interni (parete destra)

I quattrocenteschi affreschi interni della Chiesa di S. Martino di Ingravo sono tra i più suggestivi e noti del Cusio e sono ancora ben conservati: il ciclo pittorico parte da una stupenda crocifissione sulla parete di destra, si sviluppa sull’altra parete, per poi terminare nella conca absidale.
Gli affreschi sono molto importanti e interessanti per vari motivi, tra cui il fatto che vi sono molte iscrizioni che, praticamente su ogni parete decorativa, permettono di conoscere la data di esecuzione o il nome dell’artista o il nome del committente.
Altro motivo di interesse è lo stato di conservazione: la qualità e il livello artistico degli affreschi sono notevoli e hanno contribuito al successo del recente restauro (1990).
Inoltre, gli affreschi vanno dal 1403 al 1507, e testimoniano l’evoluzione di un secolo di pittura di carattere religioso, con caratteristiche molto interessanti per l’area novarese.

Gli affreschi più antichi si trovano sulla parete di destra e raffigurano Sant’Orso e la Madonna del Latte; la Crocifissione, che sta nel mezzo, è stata realizzata più tardi ed è attribuibile a Tommaso Cagnola, importante pittore del novarese.

In alto, alla destra di S. Orso (che si ritiene essere lo stesso Sant’Orso di Aosta), si puo’ notare un’iscrizione che permette di datare esattamente l’opera al  1403.

Nell’affresco della Madonna del Latte si nota la fusione di due tipiche iconografie raffiguranti la Vergine: la Madonna in maestà, sul trono, con la corona, unita all’immagine della maternità, in cui Maria allatta il proprio figlio. Il fiore che la Madonna tiene nella mano destra è un altro componente ad alto valore simbolico: si tratterebbe del “Fiore che sboccia sull’albero di Jesse”, l’affermazione che il figlio che tiene in grembo è il Messia. Una seconda interpretazione vede nel fiore il simbolo della purezza e della verginità di Maria.
Il valore artistico di questo affresco è considerevole perché documenta una parte dell’evoluzione del linguaggio pittorico dell’artista: si nota la formazione tradizionale di carattere romanico con influenza bizantina, ma nello stesso tempo già si intravvede l’avvento del realismo gotico.

Sulla stessa parete un’altra serie di dipinti è attribuita allo stesso artista e ritraggono San Gottardo, vescovo benedettino di origine bavarese (divenne vescovo nel 1022); una Crocifissione che ritrae il Cristo morto tra sua madre e l’apostolo Giovanni; San Nicola, vescovo di Mira, morto intorno al 350, noto per l’episodio delle sue reliquie che furono trafugate e portate a Bari; SanQuirico, martirizzato a 5 anni, nel 304, con sua madre Santa Giuditta;  Sant’Albino , vescovo, monaco ed abate, nato nel 554. Anche in questo caso un’iscrizione permette di datare l’esecuzione al 1422.


Dopo i 3 Santi, è raffigurata una Santissima Trinità in una rappresentazione tipica del 1400: Dio Padre nella mandorla tiene fra le braccia il figlio crocifisso. Nel mezzo ci dovrebbe essere una colomba, simbolo dello Spirito Santo, ma il tempo l’ha rovinata e cancellata definitivamente. Con questo affresco ha probabilmente inizio la fase dell’intervento di Francesco, figlio di Tommaso. Si possono notare ancora immagini tradizionali del padre, ma si aggiungono particolari personali del figlio, per esempio la mandorla che racchiude la Trinità, opera sicuramente di Francesco, perchè identica a quella che si vede nell’abside,di sua mano.

Dopo la Trinità troviamo Santa Deliberata: la sua è una figura simbolica presente in diverse chiese del 1400, viene invocata contro le malattie, per la buona morte, ma soprattutto per i neonati e i fanciulli, infatti la si trova raffigurata come nutrice con due infanti in braccio. Era usanza fino all’inizio del 1900 che molte mamme, non solo di Bolzano ma anche di altri paesi della zona, portassero a benedire davanti a questa Santa i loro bambini afflitti da malattie, specialmente dal “Parscium”, la crosta lattea.

Su questa serie di affreschi  si legge una data di esecuzione ma non il nome del pittore. Lo studioso di arteTullio Bertamini li attribuisce allo stesso pittore che a Re, in Val Vigezzo, dipinse l’immagine miracolosa della Madonna Allattante, divenuta poi famosa per la storia del miracolo del sangue che sgorgò dalla fronte della Vergine in seguito ad una sassata lanciata da un ubriacone.

I testi sono tratti dal volume: "Bolzano, leggenda, cronaca e storia" (Autori: G.M.Franzosi, C.Frattini, S.Frattini, A.Marietti, V.Mora, D.Valeri).



mercoledì 5 novembre 2014

La chiesa di S. Martino di Ingravo a Bolzano Novarese - parte 2

Oggi parliamo dell'esterno della Chiesa di S.Martino.
In aggiunta all'articolo di ieri segnalo che, telefonando al numero 335.57.166.54 è possibile fissare un appuntamento per visitare la chiesa e usufruire di una breve spiegazione della storia e degli affreschi (a titolo gratuito).

Gli affreschi esterni

Ai lati della porta della Chiesa di S.Martino ci sono due grandi affreschi deteriorati dal tempo.

Sul lato sinistro San Martino a cavallo, nella classica rappresentazione della sua conversione.


Questo affresco è molto importante perchè reca una scritta con il nome dell’artista che lo ha eseguito, e la data di esecuzione. La parte più visibile è quella della data “27 agosto – 1507” mentre il nome “Francesco Cagnola” è in parte cancellato.

Sul lato destro dell’ingresso è dipinta l’immagine di San Cristoforo, databile 1422. 
A partire dal XIII secolo ci fu una grande diffusione del culto a San Cristoforo, invocato come protettore dei viandanti. 
Per questo motivo veniva dipinto su quasi tutte le facciate delle chiese in grandi dimensioni , così che il passante lo potesse vedere e chiedere a lui la protezione lungo il cammino.

Il lato nord è privo di aperture, mentre la parete a est, quella dell’abside, è caratterizzata da archetti pensili romanici, che ne impreziosiscono il valore architettonico.

La parete sud è ricoperta in parte da lapidi ultracentenarie, lasciate a testimoniare il culto dei morti, e presenta sullo sfondo una finestra e una stretta porta. 
Queste due aperture furono ordinate dal Vescovo Carlo Bescapè, in una sua visita pastorale tra la fine del 1500 e i primi del 1600. Sempre a seguito di questa visita furono rifatti il tetto e l’altare, non ritenuto idoneo alle celebrazioni. Quasi sicuramente verso la fine del XVI secolo il Bescapè, salito a Bolzano per la consacrazione della nuova chiesa, visitò pure quella di S.Martino, constatando che era in rovina, e ne ordinò il ripristino.

Il portichetto appoggiato alla facciata fu costruito nel 1663: la data impressa sul trave ne è la conferma.




I restauri terminati nel 1990, eseguiti con il patrocinio della Regione Piemonte e del Comune di Bolzano Novarese, hanno consentito il consolidamento strutturale dell’edificio e il totale ripristino degli affreschi, e rinnovato l’interesse storico ed artistico per il monumento.

I testi sono tratti dal volume: "Bolzano, leggenda, cronaca e storia" (Autori: G.M.Franzosi, C.Frattini, S.Frattini, A.Marietti, V.Mora, D.Valeri).

lunedì 3 novembre 2014

La chiesa di S. Martino di Ingravo a Bolzano Novarese - parte 1

Bolzano Novarese possiede sul suo territorio questo gioiello, che contiene una serie di affreschi tra i più noti del Cusio.

E’ da un po’ di tempo che pensavo di proporvene la storia e stuzzicare così la vostra curiosità, che potrete appagare in questi giorni: infatti, la chiesa è aperta, eccezionalmente, in occasione delle ricorrenze dei defunti (Messe il 5, 6 e 7/11 ore 15) e di S.Martino (Messa il 9/11 ore 11), e quindi è possibile visitarla (NON durante le Messe).


La storia e la struttura.

La chiesetta di S.Martino era la parrocchiale dell’antico abitato di Ingravo e dipendeva dalla Pieve di San Giuliano di Gozzano.
L’esistenza di Ingravo è testimoniata da antiche pergamene che riguardano acquisti, affitti e lasciti di terreni, le cui date sono comprese tra il 992 e il 1362.

Si fa risalire la prima costruzione della chiesa al X-XI secolo in quanto documenti di quel periodo testimoniano le origini e il periodo di maggior attività dell’antico abitato di Ingravo ma anche perchè la figurazione ad archetti pensili dell’abside era una decorazione riscontrata su altre chiese romaniche datate nella prima metà dell’XI secolo.

Verso la metà del XII secolo, il nome di Ingravo scompare dai documenti e si suppone che il paese venne abbandonato o venne distrutto in seguito ad attacchi di nemici o a un incendio.
Più probabilmente, la popolazione si trasferì definitivamente nel pianoro sotto il monte Mesma, in posizione più favorevole, dando origine a “Buletianum”, l’attuale Bolzano Novarese.
Che cosa sia successo esattamente nessuno lo ha ancora scoperto, di certo c’è che nello stesso tempo compare il nome di Bolzano, prima alternato o unito al nome di Ingravo e poi dal 1362 utilizzato da solo per designare il paese.
Nonostante ciò, i Bolzanesi mantennero il culto e la venerazione di questa chiesa e restarono molto devoti ad essa probabilmente per 2 motivi: la presenza di eremiti e religiosi nel luogo (testimoniati da alcuni documenti) e la presenza del vecchio cimitero.
La chiesa è ad unica navata e conserva ancora la forma primitiva: la facciata è a forma di capanna, con apertura a croce in alto, gli stipiti della porta di ingresso sono di serizzo. Su questa porta si hanno notizie scritte: un certo “Giacomo De Bonis fece fare a sue spese la porta di San Martino e costa tra la portina di sasso e le asse di legno 99 lire”.

Questa è una foto molto suggestiva che è stata scattata durante la processione serale del 14 agosto 2012.


I testi sono tratti dal volume: "Bolzano, leggenda, cronaca e storia" (Autori: G.M.Franzosi, C.Frattini, S.Frattini, A.Marietti, V.Mora, D.Valeri).

sabato 25 ottobre 2014

Gusta il Lago d'Orta - Il decennale dalla scomparsa di Luigi Veronelli.

Oggi ho assistito a un altro degli interessanti eventi organizzati da Asilo Bianco nell'ambito della manifestazione "Gusta il Lago d'Orta".



Nella sempre bella cornice del Museo Tornielli di Ameno è stato dapprima proiettato un film della sezione OFF del Festival del Cinema Rurale Corto&Fieno: "Il tempo lieve. Luoghi, persone e storie a Mezzano", di Michele Corona.
Il cortometraggio descrive la contrapposizione centro-periferia e urbanizzazione-natura attraverso il racconto, i volti e i gesti di 5 abitanti di un piccolo paese nel cuore delle Dolomiti del Trentino.

Davide Vanotti, dell'Associazione Asilo Bianco, ha poi presentato il Sindaco di Ameno Roberto Neri e Alberto Dragone, del Direttivo del Comitato Decennale Veronelli, che hanno introdotto gli ospiti del successivo incontro.



Gian Arturo Rota (Direttivo) e Alberto Capatti (Direzione Scientifica) del Comitato Decennale Luigi Veronelli hanno  presentato il libro “Luigi Veronelli – La vita è troppo corta per bere vini cattivi” (Giunti Editore e SlowFood Editore), in collaborazione con la Biblioteca Giulio Macchi di Ameno.



Il Comitato decennale Luigi Veronelli è nato con lo scopo di valorizzare e divulgare il pensiero e l'opera di Veronelli, a dieci anni dalla sua scomparsa, con una serie di iniziative culturali che sono iniziate il 2 febbraio (suo giorno di nascita) 2014 e termineranno con Expo 2015.

Gli interventi sono stati molto interessanti in quanto hanno aiutato a capire il modo di essere di un uomo complesso, dai molteplici interessi, nei confronti del cibo: lui amava "camminare la terra" cioè degustare e assaggiare cibi dei quali conosceva i produttori, ai quali spesso dava consigli spassionati e  sinceri.
Un personaggio che, anche attraverso un programma televisivo forse tra i primi ad occuparsi di "cucina", seppur non in senso strettamente "culturale" ma più popolare, si è affermato presso il grande pubblico, fama che gli consentì successivamente di potersi esprimere senza compromessi, andando incontro anche a polemiche e scontri.
Una figura che ha sollevato anche molte questioni cruciali in ambito alimentare, delle quali una importante, che riguarda l'olio, è ancora irrisolta e vuol essere dal Comitato riproposta all'attenzione del pubblico.



E' stata poi la volta di Lorella Zoppis Antoniolo, presidente del Consorzio per la tutela dei Nebbioli dell'Alto Piemonte, che ci ha spiegato come le province di Novara, Vercelli, Biella e Verbania fossero coltivate a viti molto prima delle Langhe e del Monferrato.
La terra di queste zone è molto particolare perchè è molto diversificata, vi troviamo sedimenti marini, pietre di origine vulcanica, blocchi di porfido, non per niente è una zona molto visitata anche dai geologi.
Queste zone, dotate anche di un clima favorevole, sono adatte alla coltivazione dei vitigni di Nebbolo e producono vini eleganti, di grande qualità e finezza, terre dove i piccoli produttori sono stati capaci di preservare l'identità dei propri prodotti.
La Signora Antoniolo ci ha spiegato anche come le aree destinate a vitigni siano diminuite drasticamente negli ultimi decenni a causa di malattie (filossera) o calamità naturali (trombe d'aria).
Anche questo è stato un intervento molto interessante, che ha calamitato l'attenzione del pubblico.



Alla fine abbiamo potuto godere di una degustazione di vini, a cura del Consorzio Tutela Nebbioli Alto Piemonte, e di prodotti a km 0 dell'azienda Shangri-la di Borgomanero.




Gusta il Lago d'Orta - Storie di pane: dalla dittatura dei semi alla simbologia del pane.

Questa sera Asilo Bianco ci ha stupiti nuovamente con una serata bellissima, all'insegna di uno dei prodotti alimentari più semplici: il pane.

La cornice è stata ancora una volta quella del Museo Tornielli di Ameno, dove è allestita la mostra "I frutti dell'arte", progetto che fa parte del concorso "La scuola per Expo 2015" indetto dal Ministero dell'Istruzione, a cui hanno partecipato alcune classi delle scuole di Gozzano e di Armeno.


Le opere dei ragazzi traggono spunto da 3 artisti di epoche e stili diversi, Leonardo da Vinci, Giuseppe Arcimboldi e Giuliano Mauri, e per realizzarle si sono impegnati a scoprire, capire e analizzare il territorio in cui vivono, quello del Cusio.





La serata è iniziata con la proiezione di un film/documentario della sezione OFF del Festival di Cinema Rurale "Corto&Fieno" dal titolo "Lo spirito del grano. I custodi della terra" di Donato Nuzzo, Fulvio Rifuggio e Isidoro Colluto, che ho trovato molto interessante.
Attraverso una serie di interviste il film documenta l'impegno di alcuni agricoltori, mugnai e panificatori, di ogni parte d'Italia, nel voler perseguire modalità di coltivazione  e lavorazione dei diversi tipi di grano e di cereali il più possibile naturali. Ci racconta anche, però, delle difficoltà derivanti da leggi che impediscono la libera circolazione dei semi, costringendo di fatto gli agricoltori ad acquistarli dalle multinazionali e imponendo così un regime controllato.
Ci si pone anche delle domande circa l'aumento esponenziale delle allergie ai cereali che si sta manifestando in questi ultimi anni.


Prima e dopo il film abbiamo potuto ascoltare i commenti di uno dei registi, che era presente in sala.


Successivamente uno dei monaci benedettini del Monastero di Germagno (nei pressi di Omegna), ci ha parlato della simbologia del pane sia dal punto di vista laico che da quello religioso.
Nelle civiltà mediterranee il pane è simbolo di fatica, del lavoro dell'uomo e rappresenta il cibo per eccellenza. Dovrei dire "rappresentava" perchè ci è stato illustrato come il consumo sia diminuito di quasi l'80%.
Il monaco ci ha parlato anche del Monastero, delle regole di preghiere dei Monaci Benedettini (una sessione addirittura è alla 1 di mattina!) e delle attività che vi si svolgono, alcune delle quali producono confetture e creme che vengono vendute al pubblico (anche via web).

La serata si è chiusa con una degustazione di pani caserecci (di grano duro, di grano saraceno integrale, e di grano e riso) prodotti da Marcus Gasser di Villa Pastori con farine della Cascina Canta di Gionzana (Novara) che abbiamo potuto accompagnare proprio con le marmellate prodotte dal Monastero di Germagno, squisiti entrambi!



I cestini per i pani e le pinze sono prodotti dalla Metallurgica Motta di Omegna.












sabato 13 settembre 2014

La chiesa di San Filiberto ad Alzo

All'ingresso del paese di Alzo, verso il lago, si trova la Chiesa di San Filiberto (a 9 km dal B&B).

Oggi, l'occasione più unica che rara ci è stata regalata dalla Associazione Culturale Famiglia Alzese, dalla Associazione Storica Cusius e dal Soroptimist Club Alto Novarese che, col patrocinio della Parrocchia di Alzo e Pella e del Comune di Pella, hanno organizzato una giornata di studio su questa bella chiesa romanica e sulla riviera occidentale del Lago d'Orta.
Tale iniziativa comprendeva anche la visita guidata della chiesa, generalmente chiusa al pubblico, sul cui sito sono stati recentemente effettuati degli scavi archeologici e degli interventi di risanamento ad alcune cappelle pericolanti della Via Crucis che compongono il recinto che chiude il complesso.




Francesca Garanzini, della Soprintendenza ai Beni Archeologici del Piemonte, ci ha illustrato il ritrovamento effettuato durante gli scavi: un basamento di abside a un livello inferiore rispetto all'attuale pavimentazione della chiesa, fatto di pietre tenute insieme con scarso materiale legante, il che fa supporre una discreta abilità nel costruire, che daterebbe il reperto a più o meno lo stesso periodo del campanile e non lo farebbe risalire ad epoche precedenti.





Il campanile, come ci ha illustrato l'architetto Angelo Marzi, risale a circa il 1100 e purtroppo è stato rovinato parzialmente in epoche successive con sommarie intonacature che ne hanno compromesso la splendida estetica romanica. Inoltre, negli ultimi due secoli, 2 fulmini hanno colpito la parte superiore del campanile, causando delle infiltrazioni di acqua piovana che hanno deteriorato la scala interna, che necessiterebbe di restauro, per il quale pero', come al solito, mancano i fondi.
A tal proposito è stato stampato un libro il cui intero incasso della vendita sarà devoluto a questo scopo (contattare l'Associazione Famiglia Alzese).




All'interno, la signora Valeri dell'Associazione Famiglia Alzese ci ha spiegato che fino agli anni 30 l'altare era abbellito da una pala raffigurante l'adorazione dei Magi, con ai lati due quadri che rappresentavano S. Filiberto e S. Giulio, che a un certo punto sono spariti e dei quali non si è saputo più nulla.

Marina Dell’Omo, storico dell'arte ed esperta della cultura figurativa tra 600 e 700 in ambito novarese e lombardo, ci ha spiegato come l'ancona, particolare decorativo tipico del Cusio, sia una delle meglio conservate della zona, anche perchè si sono mantenute intatte le due porte che permettono l'accesso all'abside.





Sulla parete destra si puo' notare una parte di affresco, scoperto agli inizi del secolo, che sembrerebbe rappresentare San Filiberto nell'atto di compiere un miracolo, sostenuto dalla presenza della figura del Cristo, riconoscibile dall'aureola. In caratteri gotici si legge il nome di San Filiberto. Purtroppo il resto della scena è coperto da uno spesso strato di intonaco e non esistono informazioni per interpretarlo nel modo corretto.





Un riferimento storico preciso alla Chiesa lo si trova solo nel 1200, in documenti che attestano il pagamento delle tasse al Capitolo di San Giulio ma la cappella risale di sicuro agli anni attorno al 1000 ed è considerata una delle più antiche della riviera occidentale del Lago d'Orta.

Ulteriori informazioni nella scheda pubblicata sul sito del Comune di Pella.





mercoledì 13 agosto 2014

ORTA RELOADED: il lago riprende vita?

Il Museo di Storia Quarnese in collaborazione con Ecomuseo del Lago d`Orta e Mottarone ha organizzato una conferenza che si è svolta lo scorso 12 agosto, a Quarna Sotto, nell'Auditorium del Museo Etnografico e dello Strumento a fiato.

L'occasione è stata propizia per scoprire un altro angolo dell'entroterra occidentale del Lago d'Orta.


Il lago d'Orta visto dalla strada che da Omegna porta a Quarna Sotto

Da Omegna, in circa 20 minuti di auto, lungo una strada che presenta parecchi tornanti, si raggiunge Quarna Sotto, detta il "Paese della musica" per via della secolare produzione di strumenti musicali a fiato, che prese avvio nella prima metà del XIX secolo su iniziativa di alcuni artigiani che avevano appreso il mestiere a Milano.



Il Museo Etnografico e dello Strumento a fiato è tra i pochissimi musei musicali esistenti e si distingue perché illustra in particolare i vecchi metodi di lavorazione.



Dopo la visita al museo si è svolta la conferenza sul tema della situazione del lago d’Orta a 25 anni dall’intervento di recupero ambientale.
Sono intervenuti Marina Manca, Direttrice dell`Istituto per lo Studio degli ecosistemi - CNR Verbania, Andrea Del Duca, Direttore Ecomuseo del lago d`Orta e Mottarone, Walter Zerla, fotografo, Giuseppe Morabito, Istituto per lo Studio degli ecosistemi - CNR Verbania.
La dottoressa Manca ha illustrato brevemente i risultati dei lavori che hanno portato al risanamento del lago d'Orta (a breve vi racconterò come, nel dettaglio) spiegando che per ritenere davvero raggiunto il successo si dovrebbero reintrodurre le ultime 3 specie di pesci che ancora mancano: il lavarello, l’agone e la bottatrice.


La presenza dei pesci nei vari periodi (il liming è stato effettuato nel 1989).
Il dottor Morabito ha illustrato il progetto S.A.I.L.I.N.G., attraverso il quale si sta monitorando la qualità delle acque del Lago Maggiore e che si spera presto di introdurre anche nel lago d'Orta. 

Sarebbe molto importante, infatti, riuscire a mantenere costante il monitoraggio, ma purtroppo i fondi non sono mai sufficienti per questo tipo di iniziative (mentre per la "sagra del fungo mezzo maturo e mezzo no, colto nella valle di non so dove" chissà come mai i soldi saltan fuori...)



Altre notizie su Quarna, per chi ha tempo per leggere:

Nel 1970 fu terminata la carrozzabile che porta all'Alpe Camasca, un vasto e bell'alpeggio, sede tradizionale dei festeggiamenti di San Rocco che originano dalla festa di Sant'Egidio, organizzata nei primi anni del Novecento da Egidio Rampone, titolare della prestigiosa fabbrica di strumenti a fiato, per celebrare il suo onomastico. La festa fu poi spostata al 16 agosto e continua ad essere un appuntamento molto sentito da quarnesi.

L'alpe Camasca fu anche sede del primo (e maggiore) lancio di armi e munizioni da parte di quadrimotori statunitensi (18 gennaio 1945), la località fu scelta in quanto sede stabile, fin dal 1943, di un gruppo di partigiani. Nel 1944 tutte le baite dell'alpe furono date alle fiamme decretando la fine delle tradizionali attività di coltivazione e allevamento dell'alpeggio dove, fino a quell'epoca, gran parte della popolazione di Quarna Sotto trascorreva i mesi estivi. Attualmente l'alpe è percorsa da numerosi sentieri per escursioni tra le quali la salita alla Massa del Turlo.

Alcune parti dei testi sono tratte dal sito dell'Ecomuseo, la tavola con le specie dei pesci è tratta dalla presentazione della Dottoressa Manca del CNR.



martedì 5 agosto 2014

Motopasseggiate - La terra tra i due laghi.

Se state pensando di trascorrere 2 o 3 giorni in una zona che vi permetta di unire giri in moto divertenti a visite naturali e culturali, vi consigliamo l'Alto Piemonte, tra il Lago d'Orta e il Lago Maggiore.
Il nostro B&B è un'ottima base di partenza (www.allombradelciliegio.it).

Ecco un primo giretto che consiglio agli amici Motociclisti: non è molto lungo (circa 45 km) ma si possono inserire soste per visitare le bellezze della zona.

Oggi era la giornata ideale per ripercorrerlo e potervelo descrivere al meglio.

Uscendo dal B&B, girate a destra e poi ancora a destra, sulla strada che i motociclisti percorrono abitualmente per salire al Mottarone, verso Armeno.

Dopo un paio di km deviate per un attimo verso il Monte Mesma: trovate il cartello che vi fa salire a destra, per una stradina percorribile agevolmente in moto, su fino al Convento dei Francescani, da cui potrete ammirare un panorama spettacolare del Lago d'Orta.

Vista del Lago d'Orta dal Monte Mesma
Riprendete poi la strada precedente e a Miasino, a circa 5 km dal B&B, se necessario, troverete il benzinaio e dopo 500 metri un piccolo supermercato dove eventualmente farvi fare dei panini. Proseguite verso Armeno e fate una piccola deviazione per fermarvi, all'ingresso del paese, a visitare la chiesa romanica di Santa Maria Assunta che ha mantenuto tutto il suo fascino e che contiene degli affreschi del XV secolo.La chiesa è tra le poche quasi sempre aperte.


Ad Armeno trovate anche benzinaio e tabaccaio oltre che vari negozietti di generi alimentari.
Uscendo dal piazzale della chiesa girate a sinistra per ritornare all'incrocio da cui siete arrivati, girate di nuovo a sinistra per proseguire sulla strada principale verso Gignese (dopo 1 km c'è un supermercato un po' più grande del precedente).

Il verde quest'anno è intenso, dopo tutte le piogge, e oggi mi accompagna una piacevole brezza che mitiga il sole di agosto, che, quando si fa vedere, scalda come deve scaldare il sole estivo. I cavalli nei recinti, le mucche al pascolo, i giardini curati: panorama rilassante per gli occhi e per la mente.

Il torrente Agogna
Si scende nella valle dell'Agogna e poi si risale per arrivare a Sovazza, proseguite verso Gignese, la strada costeggia il torrente Agogna con saliscendi e dolci curve in mezzo al verde, traffico praticamente assente.
Questo è il pezzo più bello del percorso, dal punto di vista motociclistico perchè non ci sono paesi, la strada è abbastanza ampia ed è un susseguirsi di curve.


La valle dell'Agogna.

A circa 17 km dal B&B ecco Gignese, che gravita già in zona Lago Maggiore, lo capirete dal maggior movimento in paese e sulle strade. Il paesotto è un tipico centro turistico, quindi troverete benzinaio,negozi,bar,ristoranti,agriturismi. Inoltre potrete visitare il Museo dell'Ombrello e del Parasole e poi decidere se scendere verso Stresa e costeggiare il Lago Maggiore oppure se percorrere la strada dell'Alto Vergante. Potete anche fare una deviazione verso il GIARDINO ALPINIA , dove scoprire tante tipi di piante diverse e godere di un panorama mozzafiato sul Lago Maggiore.



Con il nome di "Vergante" si indica normalmente il fianco orientale delle colline che fiancheggiano a ovest il bacino inferiore del Lago Maggiore, tra Feriolo e Arona, ricco di boschi e sentieri ben segnalati e facilmente percorribili.
Io vi consiglio di provare almeno una volta a percorrere la seconda, quindi uscendo da Gignese tenete la destra seguendo il cartello per Stresa e, dopo essere passati per l'abitato di Vezzo (attenzione: tra Gignese e Vezzo ci sono alcuni autovelox fissi) seguite i cartelli per l'Alto Vergante, giungerete così a Carpugnino, dove consiglio una sosta per la visita alla chiesa romano-gotica di San Donato, monumento nazionale dal 1902, che la tradizione vuole costruita sui resti di un tempio dedicato al dio Sole.



Proseguendo sulla strada principale arriverete a Massino Visconti, da cui vedrete bellissimi scorci del Lago Maggiore e dove potrete ammirare resti del castello visconteo.

Vista del Lago Maggiore da Massino Visconti
A Massino, inoltre, c'è la Chiesa di San Michele, sempre visitabile, nota per il suo campanile romanico pendente, unico resto della costruzione originaria, datato tra il 1025 e il 1050.
La chiesa di S.Michele a Massino Visconti
Sulle pareti della singolare abside quadrata, si può ammirare un ricco ciclo affreschi quattrocenteschi: la teoria degli Apostoli, i profeti, la figura del Cristo Pantocratore tra s. Michele Arcangelo e una Madonna del latte in trono e altri santi (fonte sito Comune Massino Visconti).

Particolare del ciclo di affreschi della Chiesa di San Michele a Massino Visconti
Percorrete poi tutto il Vergante fino a Invorio - dove è rimasta una torre alta 17 metri e  ben conservata di un castello del XI secolo -  da cui prenderete la strada tra i boschi che porta a Bolzano Novarese ed al B&B.

A Bolzano Novarese consiglio la visita della chiesa di S.Martino di Ingravo, che contiene affreschi del XV secolo e che è la protagonista di un piccolo racconto "a puntate", qui sul blog, che ve ne svelerà la storia.

Google Maps