martedì 27 settembre 2016

Scoprire la vita del tempo che fu.

L’ultimo concerto della rassegna musicale Un Paese a Sei Corde si è svolto a Santa Cristina – frazione di Borgomanero – e mi ha dato la possibilità di scoprire una piccola realtà museale che non conoscevo e che vale veramente la pena di visitare.
Il concerto di Giangi Parigini si è svolto nella bella cantina con i "volt" del Museo della Civiltà Agricola, nella quale era allestita una bella mostra fotografica con scatti che ponevano a confronto alcune vedute del paese attuale con le stesse vedute di tanti anni fa.

Questo luogo andrebbe fatto visitare ai bambini delle scuole, sarebbe certamente una visita molto istruttiva.

In attesa del concerto, quindi, sono salita per la scala che, al primo piano, porta alla scuola, e al secondo piano al museo. Già per le scale ci si sente catapultati in un mondo diverso, che sembra così lontano….ai muri tante fotografie raccolte tra gli abitanti di Santa Cristina verso la fine degli anni Ottanta, che hanno dato origine al museo.

La prima rampa di scale che porta al secondo piano dove si trova il Museo.

La seconda rampa di scale, da cui si vede l'ingresso del Museo.

Alla fine delle scale, sulla sinistra si apre la galleria che porta alle varie sale, mentre a destra vi sono alcune piccole salette dedicate ai temi della devozione popolare e dei riti ad essa connessi (processioni, confraternite, ecc.). Vi si trova anche il calendario perenne dei contadini e la ricostruzione di una cascina dell’800.

Il percorso prevede per prima la visita delle salette e poi della galleria, che occupa tutta la lunghezza del museo, e sulla quale si affacciano gli ingressi delle 5 sale tematiche.

La galleria.

La galleria è tappezzata dalle fotografie che hanno dato vita al museo ed è dedicata alla vita lavorativa e agli attrezzi che venivano utilizzati per lavorare il terreno, lavorare e trasportare i prodotti. Sono esposti veramente tantissimi oggetti e osservando ognuno di essi ho tentato di immaginare le epoche e le situazioni in cui veniva utilizzato, tante storie che rimangono in vita grazie a queste iniziative che dovrebbero essere aiutate e fatte conoscere.
In fondo alla galleria si entra nella Sala 1 che è dedicata agli antichi mestieri e dove ritroviamo gli attrezzi dell’ombrellaio, dell’arrotino, dello stagnino e poi quelli per macellare gli animali , per lavorare la lana, il ferro, il cuoio, il legno, e tanti altri.
Chissà se i bambini di oggi sarebbero affascinati da questi oggetti…
La successiva Sala 2 è quella che mi ha colpito di più: vi è ricostruita un’aula scolastica, con i banchi in legno, la lavagna, il pallottoliere, la cattedra, i cartelloni appesi ai muri e addirittura il manichino di una ipotetica maestra con il suo abbigliamento severo.

La ricostruzione dell'aula scolastica.
La sala viene utilizzata per laboratori didattici, facendo sedere i bimbi nei banchi e facendo loro utilizzare pennino e inchiostro per scrivere…

Nella Sala 3 è ricostruita una cucina, il locale più vissuto della casa, fulcro della vita domestica.

Anche la Sala 4 mi ha molto affascinata: è la ricostruzione della camera da letto. Dai ricordi dei miei genitori e da quanto scritto nel volantino del museo, la camera da letto ospitava sempre più persone del dovuto, più bambini dormivano in un letto e magari più coppie nella stessa stanza, separate da tende. Ce lo ricordiamo anche dai film che hanno testimoniato la vita contadina di quei tempi.
Nella stanza non solo i caratteristici oggetti, ma anche la biancheria intima e da letto di allora, cotonine finissime, pizzi e trine fatte a mano.

La ricostruzione della camera da letto.
La sala 5 è dedicata al tempo libero.

Non ho avuto molto tempo per osservare bene le sale in quanto il concerto stava per iniziare, quindi mi sono ripromessa di tornare con più calma e ammirare ogni singolo dettaglio.

Info di servizio:
l’ingresso del museo si trova alla sinistra della Chiesa di Santa Cristina, posteggio gratuito davanti al museo, apertura la prima domenica del mese 14.30-18.00 – Ingresso gratuito con offerta libera per il mantenimento del museo.
Informazioni tratte dal volantino del Museo.






venerdì 23 settembre 2016

Santa Maria di Luzzara e gli oratori campestri.

Una domenica di settembre ho avuto modo di visitare l'oratorio campestre di Santa Maria di Luzzara.
Nel mettermi a scrivere queste poche righe mi sono resa conto che non avevo ben chiaro il significato di "oratorio campestre", anche se è intuibile, e così ho cercato in rete:

Secondo il Codex iuris canonici (raccolta ufficiale di norme vigenti nel diritto canonico), luogo destinato (...) al culto divino in favore di una comunità o di un gruppo di fedeli e al quale possono accedere anche altri fedeli (...); sono considerati oratori a tutti gli effetti anche le cappelle dei cimiteri appartenenti a qualche comunità o ceto di persone. Tradizionalmente gli oratori erano cappelle isolate, di piccole dimensioni, diffusi fin dai primi tempi del cristianesimo, attigui ai monasteri o alle chiese. (http://www.treccani.it/enciclopedia/oratorio/)

La Provincia e la Atl di Novara hanno pubblicato un volumetto molto carino, sugli oratori campestri del novarese dove compaiono sia S.Maria di Luzzara che S.Martino di Ingravo di Bolzano Novarese, a cui ho dedicato qualche articolo con la spiegazione dei magnifici affreschi.

Tornando a S.Maria di Luzzara: si trova a 8 minuti di auto dal B&B, ma si può raggiungere facilmente anche a piedi o in mtb partendo dal Lido di Gozzano.

Facciata dell'oratorio di S.Maria di Luzzara - Lago d'Orta.

L'antico toponimo a cui deve il nome questo oratorio è "Luciaria", termine che deriva probabilmente dal latino "lucus", cioè "bosco".
L'epoca di edificazione della chiesa viene stimato da alcuni nell'XI secolo e da altri alla fine del XIV.

Due note caratteristiche di questa chiesa sono le tre absidi concatenate - cosa rarissima nelle chiese romaniche occidentali - e il campanile a vela.

Le 3 absidi concatenate dell'oratorio di S.Maria di Luzzara - Lago d'Orta.
Gli affreschi risalgono a circa il XV secolo e sono tutti molto danneggiati, sia dal tempo che da fori di proiettili dell’ultima guerra.
All'esterno si scorge sulla sinistra San Cristoforo, che era sempre rappresentato in grandi dimensioni perchè i viaggiatori - di cui è patrono - potessero vederlo e invocarlo anche passando lontano dalla chiesa.
Anche all'interno si è recuperato poco, gli unici dipinti che si possono ammirare quasi nella loro interezza sono una Madonna e un San Paolo.

Madonna col Bambino e San Paolo - S.Maria di Luzzara - Lago d'Orta
Il dipinto più antico è quello dell'abside di sinistra, attribuito a Francesco Cagnola, che rappresenta l'Incoronazione della Vergine.

Incoronazione della Vergine - S.Maria di Luzzara - Lago d'Orta
Purtroppo gli affreschi delle absidi centrale e di destra sono stati coperti da dipinti di epoche successive.
A Cagnola è attribuito anche il grande affresco sopra l'arco centrale, che rappresenta una grande Crocifissione.

La Crocifissione - S.Maria di Luzzara - Lago d'Orta

Purtroppo la chiesetta normalmente è chiusa. Io ho avuto modo di visitarla perchè era la domenica della festa annuale, e si stava per celebrare la messa.

Testi tratti dal volantino pubblicato a cura della Commissione Cultura e Territorio della Comunità Pastorale di Gozzano e dal sito www.orta.net

S.Maria di Luzzara - Lago d'Orta