mercoledì 30 dicembre 2015

Mito e natura – Palazzo Reale - Milano - fino al 10 gennaio 2016.

Non ero molto attratta da questa mostra ma a Davide, appassionato della cultura classica ellenica, interessava e quindi, vista l’offerta in abbinamento con la mostra su Giotto (18 euro le 2 mostre invece che 24) l'abbiamo visitata.
La mostra rientra tra le iniziative in qualche modo legate ad Expo 2015 e ci offre varie rappresentazioni della natura legate alle attività umane (agricoltura, pesca, guerra, offerte agli dei, ecc.).
Non sono una esperta e nel sito della mostra leggo di opere che “provengono da musei italiani e internazionali fra cui il Museo Archeologico di Atene, il Kunsthistoriches Museum di Vienna e il Louvre di Parigi”.
La mostra è organizzata in aree tematiche: il mare, la terra, il giardino, nature morte, alcune di esse.

I reperti sono molto affascinanti e ce ne sono alcuni di una bellezza misteriosa ma ho trovato l’allestimento pessimo e decisamente penalizzante per la fruizione completa della mostra.

Dopo l’ingresso entriamo nella prima sala dove notiamo il retro di una statua, leggiamo il testo incollato alla parete che ci avvisa che verremo accolti da Dioniso… peccato che entrando nella sala la statua sia di spalle! Purtroppo non si potevano fare foto (!!!) ma ho recuperato l'immagine qui.
L’allestimento è bello, peccato che l'entrata nella stanza sia in fondo a destra, per chi vede la foto, e quindi la prima cosa che si vede è il retro della statua. Non mi è sembrato un inizio molto attrattivo…

Nelle varie stanze le didascalie delle opere sono scritte in caratteri bianchi e per la maggior parte attaccate a muri gialli oppure alle bacheche di vetro: si leggono con difficoltà (vedi esempio sul sito Lifegate qui).

L’audioguida (compresa nel prezzo del biglietto) suggerisce di visitare la mostra seguendo in modo progressivo i numeri apposti vicino alle opere che hanno la spiegazione ma da subito, nella prima stanza, bisogna fare un percorso di andata-ritorno (in uno spazio non proprio grande) per seguire i numeri (ingresso, percorso sulla destra, ritorno sul percorso a sinistra, e poi tornare da destra per entrare nella seconda stanza), cio’ crea abbastanza caos nel flusso dei visitatori. Immagino che la maggior parte (e anche io, se avessi immaginato) ascoltasse i commenti seguendo i numeri nella maniera più comoda per minimizzare il percorso, saltando di palo in frasca…

L’audioguida descrive solo alcune delle opere, peccato che per alcuni dei vasi, grandi, bellissimi, vengano descritte anche scene riportate sul retro, che però non è visibile: in un caso le bacheche sono disposte in modo tale da creare un perimetro con all'interno una installazione della quale, francamente, avrei fatto a meno (vedi foto dal sito di Repubblica): sarebbe stato meglio permettere ai visitatori di ammirare i vasi nella loro interezza creando il passaggio all’interno (lo spazio c’è).



All’esterno è stato allestito un giardino le cui piante, purtroppo, sono ora per la maggior parte rinsecchite. L'idea era carina, mi sarebbe piaciuto vederlo questa estate.

Ho trovato gli affreschi di Pompei  bellissimi per qualità del disegno e colori: sono attaccati al muro e davanti hanno una “quinta” ritagliata, per vederli nella loro interezza ho dovuto sporgermi a destra e a sinistra perché il riquadro, se si ammiravano da lontano, “mangia” parte dell’affresco.

Alcuni oggetti erano incredibili: la coroncina di foglie e frutti di mirto in oro sbalzato, i grandi vasi con le rappresentazioni di Dioniso, il “tuffatore”, disegno di una nitidezza ancora perfetta, dipinto sull’interno del coperchio di una tomba, molto famoso.

Ultima chicca: la sala dove si possono visionare alcuni reperti di cibo ritrovati a Pompei, molto interessante! Nelle bacheche si trova anche una pagnotta! Alle pareti dei pezzi di affreschi appesi in modo tale, però, che per vederli nella loro interezza mi sono dovuta alzare in punta di piedi perché venivano nascosti parzialmente dalle bacheche (si vede qui)

Nell’ultima stanza, con nature morte di Filippo de Pisis, il commento dell’audioguida è solo per un quadro.

All'uscita, il guest-book. Non mi sono risparmiata.














venerdì 4 dicembre 2015

I grandi fotografi e l'Italia.

La mostra, allestita nel Palazzo della Ragione a Milano e aperta fino al 7 febbraio 2016, è davvero interessante per svariati motivi.
L'ingresso costa 12 euro, poche riduzioni (Tci e Fai e poco altro) ma comprende l'audioguida che per ogni fotografo racconta i fatti salienti della vita e della carriera.
Ascoltando tutto e osservando con attenzione la mia visita è durata un'ora e mezza. Molte le foto.
Qualche foto famosa, ma non molte.
L'itinerario è organizzato per artista, ad ognuno è dedicata una sezione con un massimo di 10-12 foto.

Interessante perchè propone visioni diverse della nostra Italia da parte di fotografi che hanno scattato di passaggio o durante soggiorni  lunghi, che hanno scattato di loro iniziativa o perchè gli era stato commissionato, che hanno scattato per documentare o per raccontare.
Momenti della nostra storia che rimarranno fissati per sempre, ringrazio questi artisti per le loro interpretazioni del nostro paese!

Foto di Robert Capa






















Interessante anche perchè mi ha fatto conoscere tecniche che non conoscevo, alcune mi sono piaciute altre meno:
- la camera obscura di Abelardo Morell,
- le foto a colori scattate dai treni di Bernard Plossu, stampate con una tecnica che le rende leggermente sgranate e regala loro uno strano effetto,
- i mix di Art Kane che simulano una scomparsa nelle acque di Venezia,
- la tecnica di Hiroyuki Masuyama, "Painting meet photography", quella che mi ha più affascinato, con le sue sovrapposizioni che sembrano acquarelli.

Opera di Hiroyuki Masuyama


Altri 3 artisti che mi hanno colpito con le loro opere esposte:
- Salgado e il suo racconto della mattanza,
- Elina Brotherus e i suoi autoritratti,
- Paul Strand e la sua visione dell'Italia di provincia con gli scatti a Luzzara.

Esposte anche opere di molti altri, tra cui Newton, McCurry e Cartier-Bresson.










venerdì 11 settembre 2015

#myexpo2015 - parte 4

Vagando nei cluster del riso, del cacao e del caffè si trovano decine di piccoli stand: la maggior parte espongono grandi cartelloni con le loro bellezze turistiche e l'aggancio con le tematiche di Expo si riduce a qualche prodotto alimentare proveniente dal paese, con una scheda che ne spiega le modalità di coltivazione e gli utilizzi che se ne fanno.
Ogni tanto un desk con qualche cibaria da provare (a pagamento), qualche prodotto di artigianato o qualche curiosità.
Come per esempio allo stand di Timor Leste, dove si puo' ammirare il prodotto del Musang, specie di gatto selvatico asiatico, che si nutre scegliendo i chicchi migliori e più maturi del caffè, e poi li deposita sotto forma di escrementi. Questi vengono raccolti, i chicchi che sono stati digeriti vengono estratti e ripuliti dagli enzimi dello stomaco del Musang, tostati, miscelati con altre 2 qualità pregiate, e venduti poi a prezzi astronomici.



Nel cluster delle spezie abbiamo visitato l’Afghanistan, i cui prodotti erano presentati in teche di vetro, come se fossero "gioielli". In effetti lo zafferano è uno degli alimenti più preziosi...


Nello stand del Brunei ci aspettavamo qualcosa di eclatante, visto che il Sultano è uno degli uomini più ricchi del mondo, invece era molto semplice, nel cluster delle spezie. Erano illustrati i prodotti con le relative spiegazioni e le vie commerciali.


Di molti padiglioni non è il caso di parlare in quanto li ho personalmente trovati "anonimi" (Argentina, Cuba, Basmati Pavillon...)
L'Azerbaijan non l'abbiamo potuto visitare perchè era in programma la visita del capo di stato e relativa moglie e quindi era tutto blindato, consiglio di informarsi su quali sono i giorni "speciali" prima di programmare la visita.


In compenso ci siamo imbattute casualmente nella sfilata di Foody...argh....la fanno ad orari prefissati...informatevi.....


(segue)

venerdì 4 settembre 2015

Motopasseggiate - Il giro attorno al Lago d'Orta

Cari Amici Motociclisti, questo itinerario non è troppo impegnativo ma comprende belle strade, belle curve, bei panorami e tante possibilità di sosta per ammirare le nostre bellezze naturali e culturali (e farsi degli spuntini).
Senza soste si tratta di circa un'oretta e mezza di giro, ma potete tranquillamente riempire una intera giornata.

Uscendo dal B&B svoltate a destra e poi ancora a destra e proseguite sulla strada principale. Il primo panorama che vi apparirà, sulla sinistra, sarà quello della Torre di Buccione con, sullo sfondo, il Monte Rosa.


Se volete, potete fare una deviazione per salire al convento del Monte Mesma, si puo' arrivare in cima in moto, bel panorama sul lago. Il convento non è visitabile sempre, solo in alcune occasioni, la chiesa è aperta.

Ritornate sulla strada principale e proseguite fino ad arrivare a un incrocio dove dovete svoltare a sinistra seguendo il cartello con la scritta "Vacciago", poi bisogna subito svoltare a destra. Passerete in mezzo al piccolo paesino, frazione di Ameno, con bellissimi palazzi settecenteschi e ottocenteschi contornati da giardini lussureggianti.
Arriverete poi a un piazzale dove consiglio una sosta per ammirare la bella veduta del lago e, se è sereno, del Monte Rosa.

La foto è stata scattata nel mese di dicembre.

A una estremità del piazzale il Santuario della Bocciola (fine Settecento), sorto sui resti di una antica chiesa del 1500 edificata perchè in quel posto si diceva fosse apparsa la Madonna a una giovane contadina.



Riprendendo la strada arriverete a Miasino (trovate un benzinaio) dove, al primo svincolo che vi appare dovete girare a sinistra per iniziare la discesa verso il lago.
Se volete visitare Miasino lasciate la moto di fronte al benzinaio e bighellonate per le stradine (non mancate Villa Nigra, cortile visitabile) e arrivate alla bellissima chiesa di San Rocco, in posizione panoramica, una delle più belle, frutto della ricchezza degli antichi abitanti di Miasino e restaurata, contiene opere importanti.

Seguendo poi le indicazioni per Orta, passerete attraverso il paesino di Legro che è noto per i murales che decorano i muri delle case, ispirati alle opere di Gianni Rodari (nato a Omegna) e ai film che hanno come protagonista il lago d'Orta.

Continuando a scendere, passerete sotto la ferrovia ed arriverete ad una rotonda dove vedrete la costruzione in stile moresco dell'Hotel Ristorante Villa Crespi (gestito dallo Chef Cannavacciuolo): andando diritti si arriva ad Orta, ma ne parleremo un'altra volta, oggi girate a destra, e costeggiate tutto il lago, lungo il quale troverete benzinai (Orta, Pettenasco, Omegna) e luoghi dove rifocillarvi, oltre che diverse spiagge attrezzate.

Potete fermarvi a Pettenasco per una bella passeggiata in riva al lago e per visitare un piccolo museo che è un gioiellino, il museo dell'Arte e della Tornitura del Legno.

Proseguite poi verso Omegna, la cittadina non è granchè bella, ma eventualmente potete fare sosta per una passeggiata sul lungolago carino, oppure per passare il resto del tempo al Lido, spiaggia attrezzata con piscine e bar.
Altrimenti proseguite per chiudere il giro e costeggiare l'altra sponda del lago, dove pero' la strada è un pò più in quota (dovete seguire i cartelli per Cesara e Nonio).
Tra dolci curve e scorci bellissimi del lago passerete attraverso Nonio e Cesara, paesini con graziose chiesette di collina.

La chiesa di Nonio.

Ci si allontana un po' dal lago ma quando arriverete nei pressi di Alzo vi si ripresenterà in tutta la sua bellezza. Ad Alzo potete scegliere se passare in mezzo al paesino oppure tenere la strada principale e prendere poi quella per il Santuario della Madonna del Sasso.


Dal piazzale della Chiesa si gode un panorama davvero mozzafiato su tutto il lago d'Orta. Potete salire fino in cima perchè c'è un posteggio gratuito, troverete anche un piccolo bar.



Ridiscendendo verso il lago seguite poi le indicazioni per Pella, paesino dove è carino passeggiare lungo il lago gustandosi un buon gelato della rinomata gelateria della Torre. Bisogna però lasciare la moto fuori dal centro storico, perche non è aperto ai veicoli.
Tornando, rimanete lungo la strada che costeggia il lago fin dove vi è consentito, passerete per la bella chiesa romanica di San Filiberto e poi arriverete alla frazione di  Lagna, dove ci sono delle belle spiaggette libere per prendere il sole.

L'Isola di San Giulio vista dalla chiesa di San Filiberto di Pella

Salirete poi verso S.Maurizio d'Opaglio, uno dei centri del Cusio rinomati per la produzione di rubinetteria (potete visitare il Museo del Rubinetto e della sua Tecnologia).
Seguendo i cartelli procederete verso Gozzano, dove potrete scendere al LIDO (grande posteggio) e scegliere tra la spiaggia attrezzata con bar/ristorante oppure l'angolino di spiaggetta libera vicino al molo di attracco della Navigazione.

Da lì si chiude il giro, si torna a Bolzano Novarese in 5 minuti.

Consigli di viaggio:
l'ideale sarebbe arrivare al B&B di venerdì sera per iniziare il giro la mattina ed inserire la visita di Orta e dell'Isola di San Giulio (che richiedono almeno 3 orette), chiudendo così il giro in serata. La domenica mattina consigliamo salita al Mottarone con pranzo in uno dei ristorantini in cima.

Le foto sono di mia proprietà.

venerdì 28 agosto 2015

#myexpo2015 - parte 3

Lasciato il cluster del riso ci siamo avvicinate a quello del cacao proprio mentre nello spazio allestito per gli eventi alcuni ballerini del Camerun si erano lanciati in danze popolari.


Il padiglione del Gabon, nella sua semplicità, ha comunque onorato il tema di Expo, presentando le sue "zone", quella VERDE e quella BLU, cioè le foreste, polmone verde tra i più grandi al mondo e il mare, illustrando la flora e la fauna native più diversificate del mondo. Il Gabon importa più dell'80% del suo fabbisogno alimentare, quindi non partecipa attivamente al "nutrimento del pianeta", ma ci spiega come puo' alimentare la terra - e la vita - fornendo enormi quantità di ossigeno tramite le sue foreste.

Il nostro giro nei padiglioni "senza coda" è proseguito in Lituania, paese che ha approntato delle scenografie molto particolari e il cui padiglione si intitola "equilibrio".
Dal sito Expo: <<Ispirato all’archittettura minimalista, è composto da due edifici cubici uniti da una serie di passerelle comunicanti, per una superficie di 1.147 metri quadri. Nelle sue linee essenziali il progetto richiama alla mente l’immagine di una bilancia (il titolo del padiglione è “Balansas”) e come tale esso intende rappresentare l’equilibrio tra la tradizione e l’innovazione quali elementi caratterizzanti il settore agroalimentare del Paese. La struttura è stata realizzata seguendo i più moderni canoni adottati in tema di rispetto dell’ambiente e di ecosostenibilità.>>
Ma devo essere sincera, io non ho colto l'effetto di insieme della bilancia, forse ero distratta e non ci ho fatto caso, ragion per cui durante la mia prossima visita andro' a rivisitarlo...



Uno degli aspetti trattati nei vari display riguarda la tradizione enogastronomica della Lituania, che ha attinto da svariati Paesi, tra cui anche l'Italia (grazie al matrimonio tra una Sforza e il Granduca di Lituania, che introdusse l'uso della forchetta nel paese).


Anche qui piccolo assaggino con un biscotto al caramello e latte condensato, il "Riesutelis".


All'ingresso del padiglione una goccia d'acqua gigante che rappresenta una delle ricchezze del Paese, ci si puo' far fotografare all'interno ma è una cosa un po' triste...

Ci sono poi padiglioni che hanno sfruttato molto la modalità "video", si fa coda aspettando un po', si entra poi in gruppi più o meno numerosi a seconda del padiglione, e ci si accomoda in una sala con gradinate per assistere a un video, il più delle volte molto avvolgente e spettacolare, ma non molto denso di contenuto, più un mega-spot di tipo turistico. Uno di questi è la Malesia.


Tra l'altro, all'interno del padiglione, graziose signorine raccontavano delle proprietà dell'olio di palma e distribuivano dépliant che ne elogiano le caratteristiche (!!!).



Nel piccolo padiglione del Camerun ho finalmente imparato il procedimento per ricavare il cacao :) i semi sono proprio piccoli rispetto al frutto...Nella sua semplicità questo padiglione mi ha insegnato qualcosa.


C'era anche la degustazione di cioccolato... :))


(segue)















lunedì 24 agosto 2015

#myexpo2015 - parte 2

Uno dei padiglioni che mi è piaciuto di più (tra quelli finora visti, e me ne mancano molti) è quello del Bahrain. 
L'architettura è molto particolare, tutto bianco, strutturato a corridoi dove, anche quando fa molto caldo, si creano piacevoli correnti di aria fresca. A fine Expo il padiglione verrà smontato e rimontato nel Bahrain, dove servirà da giardino botanico.

Il rendering proviene dal sito di Expo2015, il padiglione è stato realizzato esattamente come da immagine.
Il tema è "Archeologie del Verde" e ci fa viaggiare attraverso la cultura artistica (sono esposti alcuni reperti archeologici) e quella agricola. Nei vari spazi ricavati ci sono 10 diversi frutteti, con alberi che daranno i propri frutti in diversi periodi, all'interno del semestre di Expo, a ricordare le diverse colture possibili in quei territori grazie alla ricchezza di sorgenti di acqua dolce in una regione prevalentemente desertica.


Il frutteto dedicato alla PAPAYA.

L'Irlanda è uno di quei paesi che, secondo me, ha sviluppato bene il tema di Expo, presentando le peculiarità delle sue attività agricole - colture,  pastorizia - insieme all'impatto che generano sul pianeta, illustrandoci anche i percorsi di sostenibilità e controllo qualità che garantiscono la genuinità dei  prodotti e il rispetto dell'ambiente. 




Con i filmati dei paesaggi e la musica dal vivo, si ricrea piacevolmente l'aria d'Irlanda. 




Anche l'aspetto esteriore del padiglione mi è piaciuto, in legno, molto semplice (seppur immagino complesso nella realizzazione).

Abbiamo poi visitato i cluster del riso e del cacao, dove i padiglioni erano piccolini e realizzati tutti con lo stesso stile. In questi piccoli spazi sono presenti parecchi Stati che, purtroppo, in molti casi, hanno scambiato Expo per la Bit o per la Fiera dell'Artigianato. In particolare, il "basmati pavillon", credo succedaneo dell'India, non presente nell'elenco dei paesi espositori che ho consultato anche oggi, è davvero una bancarella per vendere prodotti, con qualche esempio delle tipologie di riso relegato in un angolo. E c'era pure il "buttadentro" che
diceva "India, India", indicandone l'ingresso, una vera delusione, una delle cose peggiori viste.




In questi due cluster da segnalare Myanmar, dove si parla della storia del riso e della sua coltivazione in questo paese che fu negli anni 30 il principale esportatore, ai primi posti anche ora.






Myanmar è anche uno dei principali esportatori di legumi secchi e fagioli.Nel corso del tempo sono stati sviluppati sistemi di produzione agricola innovativi che hanno portato alla riduzione dell’uso di fertilizzanti chimici e pesticidi, e quindi ad una produzione più eco-sostenibile e a un riso più sicuro.





Ovviamente non poteva mancare l'assaggio di riso all'orientale, insieme a pane tipico e a un samosa di pollo.



(segue)

lunedì 3 agosto 2015

#myexpo2015 - parte 1

Sono stata in Expo il 9 luglio una prima volta, grazie al regalo di una cara Amica (Grazie Cécile!).
Ho un altro biglietto da utilizzare con Davide, e ho intenzione di andarci una volta anche di sera, ecco perchè non voglio trarre conclusioni o azzardare giudizi dopo una visita parziale dell'Esposizione.
Anche la mia compagna di esplorazione ha un altro biglietto da sfruttare, così abbiamo deciso che questa sarebbe stata una giornata non pianificata nei dettagli, durante la quale bighellonare e dove saremmo entrate a visitare i padiglioni che non presentavano code all'ingresso, senza stressarci per fare quelle che ormai parrebbero tappe "obbligate", stando a sentire i pareri di molti (es:  Brasile, Svizzera, Giappone, ecc. ecc.).

Abbiamo preso il treno e siamo arrivate in anticipo rispetto all'orario di apertura: il treno è molto comodo in quanto l'uscita è proprio davanti all'ingresso ovest "Triulza" e dopo i tornelli si è praticamente di fronte al Padiglione Zero. Essendo presto, ed essendo noi in buona posizione, abbiamo deciso di iniziare da lì la nostra visita.

Veronica ha acquistato l'Expo Passport (io ne ero già in possesso perchè regalato dalla mia Amica) e ci siamo dirette subito al Padiglione Zero: segnalo che dai tornelli si entra in Expo a partire dalle 9.45 ma i padiglioni aprono alle 10. Abbiamo comunque fatto un quarto d'ora di coda prima di entrare.



No, non è la biblioteca del Trinity College di Dublino: appena varcato l'ingresso del Padiglione Zero siamo rimaste disorientate da questa enorme parete, in un locale molto grande, ricreata davanti a noi, tutta in legno, alta fino al soffitto, dove i cassettini simboleggiano le usanze alimentari nel corso del tempo (da sito Expo: si chiama Archivio della Memoria).
Passate al locale successivo, con un grande albero che buca il soffitto a simboleggiare <<la tensione dell'elemento terrestre verso l'infinito>> (cit. sito Expo) siamo rimaste avvolte dai filmati che rappresentano le varie pratiche che legano l'uomo alla natura (agricoltura, pastorizia, pesca, caccia...).





Le sale successive sono dedicate ai prodotti della terra di origine vegetale, con una esposizione di cereali, spezie e legumi organizzata in modo molto scenografico,


e agli animali di tutte le specie (in questa sala il percorso era obbligato e non ci si poteva soffermare per  troppo tempo). Questa mi è sembrata una rappresentazione un po' banale del regno animale...



Dal sito di Expo: <<il Padiglione Zero riproduce un pezzo della crosta terrestre, sollevata dal terreno...utilizzando la schematizzazione delle curve di livello, riproduce il suolo terrestre, con montagne, colline e una grande valle centrale... il Padiglione Zero offre un’esperienza di viaggio al centro della Terra, dove l’esplorazione avviene passando all’interno della crosta terreste tra le grotte che sono state ricostruite in un’atmosfera di quasi totale assenza di luce. Le montagne della crosta terrestre sono la copertura sotto la quale si sviluppano le grotte, al centro della quale si trova la “valle delle civiltà” ...>> L'ispirazione per la realizzazione dell'architettura è arrivata dai Colli Euganei.



Successivamente troviamo rappresentazioni di quanto l’uomo ha prodotto dalla sua comparsa sulla Terra fino a oggi e le trasformazioni del paesaggio naturale, avvenute passo passo attraverso lo studio e la conoscenza,

La conoscenza


Dalla civiltà rurare alla civiltà industriale

troviamo anche la rappresentazione della "contabilità" e dello "spreco" degli alimenti.





Il Padiglione Zero mi è piaciuto: è un viaggio su cui riflettere, dai primordi attraverso l'evoluzione per arrivare allo spreco dei giorni nostri.

Abbiamo poi iniziato la visita ai singoli padiglioni, il primo che abbiamo incontrato sulla nostra strada è stato quello del Nepal, un tempio in legno intagliato, il cui montaggio è stato terminato proprio nei giorni successivi al terribile terremoto, con aiuti da parte di maestranze italiane.
Dal sito di Expo: <<Il Nepal partecipa con il tema “La sicurezza alimentare e la sostenibilità per lo sviluppo”. Il Padiglione ricorda la forma del mandala, il diagramma circolare composto dall’unione di figure geometriche che richiama il cerchio della vita.>>
http://milano.corriere.it/notizie/cronaca/15_luglio_13/milano-expo-nepal-piu-forte-terremoto-inaugurato-tempio-pace-visita-speciale-14a12a6c-2935-11e5-8a16-f989e7f12ffa.shtml
Impressionanti le lavorazioni - fatte a mano - delle colonne e delle altre parti che costituiscono il tempio, indimenticabile il profumo del legno che emana da esse, annusatelo.


Nella foto qui sopra si possono notare dei vasi appesi, contenenti i prodotti della terra coltivati in Nepal.
Nel padiglione si trova anche una postazione "gastronomica" e, nonostante l'orario, ci siamo subito fatte convincere dal profumino a degustare un paio di assaggini.
Samosa (a sin.): fagottini ripieni, e Pork momo (a dx): specie di ravioli al vapore

Abbiamo notato che c'era anche un piccolo padiglione Caritas di cui nessuno si curava e siamo entrate: abbiamo visto due opere molto interessanti: la prima rappresenta, visualizzandola sotto forma di costruzione fatta con monetine, la distribuzione della ricchezza mondiale:

Una "infografica in 3D" molto, molto efficace...

leggere i numeri si rimane impressionati:



La seconda installazione si intitola "Energia" del 1973, dell'artista Wolf Vostell, mostra una Cadillac, simbolo di un consumismo sconsiderato, circondata di pane - il bisogno primario di cibo -  avvolto in giornali, medicamento per ricostruire l'equilibrio interiore; l'umanesimo di Vostell lancia un messaggio politico e sociale di valenza planetaria.
(cit. sito Caritas)




Il padiglione della Repubblica Ceca ha un'area-sosta al piano terra, la scultura all'interno della piscina <<a forma di uccello rappresenta i progressi delle industrie ceche nei campi delle nanotecnologie e della produzione di biopolimeri da materiali di scarto>> (cit.sito Expo).



Nel padiglione, il "laboratorio del silenzio" mi è piaciuto molto: in questo mondo rumoroso e fracassone impariamo ad osservare in silenzio! Nella sala è riprodotto un pezzo di foresta e, più l'ambiente è silenzioso, più si riesce ad osservare le piante nei dettagli, sui 2 schermi appesi, collegati a un microscopio. Più c'è rumore e meno si vede :)



(continua...)