lunedì 17 novembre 2014

Arte e Vino dalle Sorelle Conti

Domenica 16 novembre, le sorelle Conti hanno presentato l'annata Boca 2009, in occasione della inaugurazione della mostra collettiva "Alberi III ", organizzata in collaborazione con l'Associazione Arti Visive Granerolo.
Abbiamo partecipato a questo evento, che si è svolto presso le Cantine del Castello Conti a Maggiora ed è stato un bellissimo pomeriggio.
Paola ci ha accolti all'ingresso con il suo sorriso e la sua gentilezza, e abbiamo conosciuto la sorella Elena.

La mostra, incentrata sul tema dell’albero e, più in generale, del rapporto uomo-natura, è stata introdotta da Giovanni Crippa, scultore che gestisce una galleria ad Omegna, e poi ognuno degli artisti ha presentato in poche parole i propri lavori esposti: Rita Baruffali, Giugi Bassani, Renato Luparia, Gregorio Piazza, Nadia Presotto, Ubaldo Rodari, Pina Inferrera, Oreste Sabadin, Carla Veronese e Arianna Fugazza.
L'esposizione comprende anche, su gentile concessione degli eredi, opere di Carlo Casanova e Mauro Maulini.


Paola ed Elena ci hanno raccontato di quanto l'andamento metereologico delle stagioni riesca ad influenzare le diverse annate e, di conseguenza, l'andamento dell'azienda ma anche il loro essere, la loro visione del futuro e i loro progetti. A volte lo sconforto è tanto ma l'amore e la passione per i loro vigneti sono riusciti finora a far superare qualsiasi ostacolo.

Durante l’inaugurazione Oreste Sabadin, artista attivo in diverse discipline e musicista, ci ha letto il racconto L'Albero di  Shel Silverstein e un brano di Le città invisibili di Italo Calvino e poi ci ha presentato un brano con il suo clarinetto.



Abbiamo potuto ammirare le opere esposte nella grande sala dedicata alle degustazioni dei vini Conti, in mezzo alla quale è stato allestito un originale albero di Natale con rami di callicarpa, curato da Giovanni Crippa.



Nella saletta rossa, l'installazione di Oreste Sabadin "Di che ramo sei" ci ha coinvolti in prima persona: l'artista, infatti, ha voluto che i partecipanti interagissero per creare l'opera finale che sarà costituita anche dalle parole scritte di chiunque vorrà sedersi per qualche minuto a raccontare che tipo di ramo pensa di sentirsi.
Eccomi qui ritratta mentre scrivo il mio contributo:



Le opere esposte sono realizzate con svariate tecniche: sculture in gres e in legno, dipinti su carta da pacco o in tecnica mista, fotografie, xilografie.
Qui sotto alcune delle mie preferite.



Grazie a Paola e ad Elena per questa bella iniziativa!.

Orari di visita: da lunedì a sabato dalle 10 alle 12 e dalle 15 alle 18, la domenica su appuntamento allo 0322.87187

venerdì 14 novembre 2014

S. Martino di Ingravo a Bolzano Novarese - parte 5 - Gli affreschi del presbiterio

Eccoci all'ultima parte di questa veloce carrellata sulla Chiesa di S.Martino di Ingravo a Bolzano Novarese.
Spero di aver stuzzicato un pochino la curiosità dei miei - due - lettori :)
Contattatemi se siete interessati a una visita (gratuita).
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Sulla parete di destra, all’inizio del presbiterio, si trova un affresco attribuibile a Francesco Cagnola che raffigura la Beata Panacea in una sua iconografia tipica: in ginocchio, con l’aureola raggiante tipica dei beati, mentre sta pregando e viene assalita e uccisa con un fuso dalla matrigna.

Alla famiglia Cagnola, e ancora a Francesco, va attribuita la fatica dell’affrescare il presbiterio, nel 1507, con la decorazione tradizionale del settore presbiteriale delle chiese di quel periodo.
In alto, divisa in 2 momenti, l’Annunciazione, nella conca Dio Padre nella mandorla e in basso la teoria degli apostoli.

Nell’Annunciazione, molto simile a quella della chiesa della Trinità di Momo, la Vergine è inginocchiata dietro a un leggìo. Lo scorcio è un pò incerto: è evidente che, pur essendo stato a Milano con il padre, Francesco non conosceva ancora perfettamente l’uso della prospettiva.

Nella conca dell’abside si trova raffigurato il Dio Padre nella mandorla, circondato dai simboli degli Evangelisti. Si tratta di rappresentazioni tradizionali, risalenti ancora all’epoca bizantina romanica e abitualmente dipinte nella conca absidale delle chiese.



Anche quella di rappresentare gli apostoli nell’abside è una scelta tradizionale, mentre l’ordine della rappresentazione si rifà a una vecchia leggenda del V secolo, secondo la quale gli apostoli si radunarono per decidere quale doveva essere il messaggio di fede da trasmettere, definito come il credo, chiamato ancora oggi “Simbolo degli apostoli”. Ad ognuno di essi fu attribuita una frase, secondo l’ordine della quale vengono raffigurati intorno all’altare. In questo affresco, oltre che per la frase, che su alcuni è ancora leggibile nel libro aperto, vengono riconosciuti o per qualche scritta o per qualche simbolo.
Ecco l’ordine in cui sono rappresentati: il primo a sinistra è San Pietro, riconoscibile per la chiave, seguono S.Andrea con la croce, S.Giacomo Maggiore riconoscibile per l’appellativo “maior”, S.Giovanni, S. Taddeo e S.Giacomo Minore individuati per la scritta sul libro a loro attribuita, S.Bartolomeo riconoscibile per il coltello simbolo del suo martirio, seguono S. Filippo, S.Matteo, S.Simone e S.Tommaso caratterizzati anch’essi per alcuni simboli o scritte.

I testi sono tratti dal volume: "Bolzano, leggenda, cronaca e storia" (Autori: G.M.Franzosi, C.Frattini, S.Frattini, A.Marietti, V.Mora, D.Valeri).

giovedì 13 novembre 2014

S. Martino di Ingravo a Bolzano Novarese - parte 4 - Gli affreschi interni (parete sinistra).

Anche la parete di sinistra di S.Martino presenta una serie di affreschi importanti.

Il primo è un San Martino, rappresentato più come un cavaliere elegante che come un soldato romano, che rispecchia il clima culturale di fine 400, periodo in cui il linguaggio gotico si era ormai diffuso nell’ambito della pittura d’affresco devozionale.
Un’iscrizione posta nella parte superiore dell’affresco permette di conoscere l’autore: si tratta di Tommaso Cagnola, importante personaggio del novarese.

Dopo San Martino si può ammirare un Compianto, sopra il quale si trova una lunga iscrizione in rozzo gotico che ci fornisce importanti informazioni e una testimonianza dell’epoca: “... Uberto de Coiro fece fare San Martino e il Crocifisso con la Vergine Maria e San Giovanni, e l’altare, e ricoprire il tetto della chiesa, con i soldi che aveva lasciato in legato la madre Comina de Coiro. Per primo ha dato 7 lire e 3 soldi a Zanino e Jacopo de Prumelo per la copertura del tetto, in seguito diede al maestro Giovannino 12 soldi e 4 denari per la calcina dall’altare, per le pitture fatte nella chiesa 4 lire.Detto Uberto ha speso di suo 1 lira e 19 soldi per fare queste opere...”.
Secondo studi condotti dallo storico novarese Alfredo Papale, De Coiro era di origine bolzanese, poi trasferitosi a Roma insieme ad altre famiglie, ma rimasto particolarmente legato alla chiesa di San Martino.
Un particolare curioso inserito nel dipinto è la figura che si nota nell’angolo sotto l’iscrizione:  vi è raffigurato come devoto colui che fece eseguire l’affresco, probabilmente si tratta dello stesso Uberto De Coiro.



Questo dipinto, a giudizio di molti, è il più bello e appariscente tra tutti gli altri affreschi, dove Cagnola riesce ad esprimere, specialmente nel Cristo e nella Vergine addolorata, tutta la sua drammaticità raffigurativa.
Il legame tra San Martino, il Compianto e la Crocifissione della parete destra è testimoniato non solo dall’iscrizione ma anche da elementi stilistici, dai lineamenti corporei del Cristo, dal carattere del volto della Madonna, particolari che aiutano a capire che si ha di fronte la mano dello stesso autore.
Di questa serie di affreschi si ha il nome dell’artista e del committente ma  non la data di esecuzione: sono stati attribuiti all’anno 1480-1481 confrontandoli con l’affresco di San Bobo a Verbania, dove Tommaso oltre alla firma lascio’ anche la data (1481).

A fianco del grande Compianto si trova una Madonna con il bambino che è già opera completa di Francesco Cagnola, figlio di Tommaso: si notano qui le caratteristiche della sua pittura, soprattutto nelle caratteristiche fisionomiche delle figure, con visi più lunghi, occhi rotondi con ombre scure, capelli con ondulazioni rigide e la presenza di tessuti con grosse decorazioni. Il fatto che sia opera di Francesco, pur non provato con certezza, puo’ essere molto ben dedotto dal confronto con il San Martino affrescato all’esterno, opera sicuramente di Francesco.

I testi sono tratti dal volume: "Bolzano, leggenda, cronaca e storia" (Autori: G.M.Franzosi, C.Frattini, S.Frattini, A.Marietti, V.Mora, D.Valeri).



venerdì 7 novembre 2014

S. Martino di Ingravo a Bolzano Novarese - parte 3 - Gli affreschi interni (parete destra)

I quattrocenteschi affreschi interni della Chiesa di S. Martino di Ingravo sono tra i più suggestivi e noti del Cusio e sono ancora ben conservati: il ciclo pittorico parte da una stupenda crocifissione sulla parete di destra, si sviluppa sull’altra parete, per poi terminare nella conca absidale.
Gli affreschi sono molto importanti e interessanti per vari motivi, tra cui il fatto che vi sono molte iscrizioni che, praticamente su ogni parete decorativa, permettono di conoscere la data di esecuzione o il nome dell’artista o il nome del committente.
Altro motivo di interesse è lo stato di conservazione: la qualità e il livello artistico degli affreschi sono notevoli e hanno contribuito al successo del recente restauro (1990).
Inoltre, gli affreschi vanno dal 1403 al 1507, e testimoniano l’evoluzione di un secolo di pittura di carattere religioso, con caratteristiche molto interessanti per l’area novarese.

Gli affreschi più antichi si trovano sulla parete di destra e raffigurano Sant’Orso e la Madonna del Latte; la Crocifissione, che sta nel mezzo, è stata realizzata più tardi ed è attribuibile a Tommaso Cagnola, importante pittore del novarese.

In alto, alla destra di S. Orso (che si ritiene essere lo stesso Sant’Orso di Aosta), si puo’ notare un’iscrizione che permette di datare esattamente l’opera al  1403.

Nell’affresco della Madonna del Latte si nota la fusione di due tipiche iconografie raffiguranti la Vergine: la Madonna in maestà, sul trono, con la corona, unita all’immagine della maternità, in cui Maria allatta il proprio figlio. Il fiore che la Madonna tiene nella mano destra è un altro componente ad alto valore simbolico: si tratterebbe del “Fiore che sboccia sull’albero di Jesse”, l’affermazione che il figlio che tiene in grembo è il Messia. Una seconda interpretazione vede nel fiore il simbolo della purezza e della verginità di Maria.
Il valore artistico di questo affresco è considerevole perché documenta una parte dell’evoluzione del linguaggio pittorico dell’artista: si nota la formazione tradizionale di carattere romanico con influenza bizantina, ma nello stesso tempo già si intravvede l’avvento del realismo gotico.

Sulla stessa parete un’altra serie di dipinti è attribuita allo stesso artista e ritraggono San Gottardo, vescovo benedettino di origine bavarese (divenne vescovo nel 1022); una Crocifissione che ritrae il Cristo morto tra sua madre e l’apostolo Giovanni; San Nicola, vescovo di Mira, morto intorno al 350, noto per l’episodio delle sue reliquie che furono trafugate e portate a Bari; SanQuirico, martirizzato a 5 anni, nel 304, con sua madre Santa Giuditta;  Sant’Albino , vescovo, monaco ed abate, nato nel 554. Anche in questo caso un’iscrizione permette di datare l’esecuzione al 1422.


Dopo i 3 Santi, è raffigurata una Santissima Trinità in una rappresentazione tipica del 1400: Dio Padre nella mandorla tiene fra le braccia il figlio crocifisso. Nel mezzo ci dovrebbe essere una colomba, simbolo dello Spirito Santo, ma il tempo l’ha rovinata e cancellata definitivamente. Con questo affresco ha probabilmente inizio la fase dell’intervento di Francesco, figlio di Tommaso. Si possono notare ancora immagini tradizionali del padre, ma si aggiungono particolari personali del figlio, per esempio la mandorla che racchiude la Trinità, opera sicuramente di Francesco, perchè identica a quella che si vede nell’abside,di sua mano.

Dopo la Trinità troviamo Santa Deliberata: la sua è una figura simbolica presente in diverse chiese del 1400, viene invocata contro le malattie, per la buona morte, ma soprattutto per i neonati e i fanciulli, infatti la si trova raffigurata come nutrice con due infanti in braccio. Era usanza fino all’inizio del 1900 che molte mamme, non solo di Bolzano ma anche di altri paesi della zona, portassero a benedire davanti a questa Santa i loro bambini afflitti da malattie, specialmente dal “Parscium”, la crosta lattea.

Su questa serie di affreschi  si legge una data di esecuzione ma non il nome del pittore. Lo studioso di arteTullio Bertamini li attribuisce allo stesso pittore che a Re, in Val Vigezzo, dipinse l’immagine miracolosa della Madonna Allattante, divenuta poi famosa per la storia del miracolo del sangue che sgorgò dalla fronte della Vergine in seguito ad una sassata lanciata da un ubriacone.

I testi sono tratti dal volume: "Bolzano, leggenda, cronaca e storia" (Autori: G.M.Franzosi, C.Frattini, S.Frattini, A.Marietti, V.Mora, D.Valeri).



mercoledì 5 novembre 2014

La chiesa di S. Martino di Ingravo a Bolzano Novarese - parte 2

Oggi parliamo dell'esterno della Chiesa di S.Martino.
In aggiunta all'articolo di ieri segnalo che, telefonando al numero 335.57.166.54 è possibile fissare un appuntamento per visitare la chiesa e usufruire di una breve spiegazione della storia e degli affreschi (a titolo gratuito).

Gli affreschi esterni

Ai lati della porta della Chiesa di S.Martino ci sono due grandi affreschi deteriorati dal tempo.

Sul lato sinistro San Martino a cavallo, nella classica rappresentazione della sua conversione.


Questo affresco è molto importante perchè reca una scritta con il nome dell’artista che lo ha eseguito, e la data di esecuzione. La parte più visibile è quella della data “27 agosto – 1507” mentre il nome “Francesco Cagnola” è in parte cancellato.

Sul lato destro dell’ingresso è dipinta l’immagine di San Cristoforo, databile 1422. 
A partire dal XIII secolo ci fu una grande diffusione del culto a San Cristoforo, invocato come protettore dei viandanti. 
Per questo motivo veniva dipinto su quasi tutte le facciate delle chiese in grandi dimensioni , così che il passante lo potesse vedere e chiedere a lui la protezione lungo il cammino.

Il lato nord è privo di aperture, mentre la parete a est, quella dell’abside, è caratterizzata da archetti pensili romanici, che ne impreziosiscono il valore architettonico.

La parete sud è ricoperta in parte da lapidi ultracentenarie, lasciate a testimoniare il culto dei morti, e presenta sullo sfondo una finestra e una stretta porta. 
Queste due aperture furono ordinate dal Vescovo Carlo Bescapè, in una sua visita pastorale tra la fine del 1500 e i primi del 1600. Sempre a seguito di questa visita furono rifatti il tetto e l’altare, non ritenuto idoneo alle celebrazioni. Quasi sicuramente verso la fine del XVI secolo il Bescapè, salito a Bolzano per la consacrazione della nuova chiesa, visitò pure quella di S.Martino, constatando che era in rovina, e ne ordinò il ripristino.

Il portichetto appoggiato alla facciata fu costruito nel 1663: la data impressa sul trave ne è la conferma.




I restauri terminati nel 1990, eseguiti con il patrocinio della Regione Piemonte e del Comune di Bolzano Novarese, hanno consentito il consolidamento strutturale dell’edificio e il totale ripristino degli affreschi, e rinnovato l’interesse storico ed artistico per il monumento.

I testi sono tratti dal volume: "Bolzano, leggenda, cronaca e storia" (Autori: G.M.Franzosi, C.Frattini, S.Frattini, A.Marietti, V.Mora, D.Valeri).

lunedì 3 novembre 2014

La chiesa di S. Martino di Ingravo a Bolzano Novarese - parte 1

Bolzano Novarese possiede sul suo territorio questo gioiello, che contiene una serie di affreschi tra i più noti del Cusio.

E’ da un po’ di tempo che pensavo di proporvene la storia e stuzzicare così la vostra curiosità, che potrete appagare in questi giorni: infatti, la chiesa è aperta, eccezionalmente, in occasione delle ricorrenze dei defunti (Messe il 5, 6 e 7/11 ore 15) e di S.Martino (Messa il 9/11 ore 11), e quindi è possibile visitarla (NON durante le Messe).


La storia e la struttura.

La chiesetta di S.Martino era la parrocchiale dell’antico abitato di Ingravo e dipendeva dalla Pieve di San Giuliano di Gozzano.
L’esistenza di Ingravo è testimoniata da antiche pergamene che riguardano acquisti, affitti e lasciti di terreni, le cui date sono comprese tra il 992 e il 1362.

Si fa risalire la prima costruzione della chiesa al X-XI secolo in quanto documenti di quel periodo testimoniano le origini e il periodo di maggior attività dell’antico abitato di Ingravo ma anche perchè la figurazione ad archetti pensili dell’abside era una decorazione riscontrata su altre chiese romaniche datate nella prima metà dell’XI secolo.

Verso la metà del XII secolo, il nome di Ingravo scompare dai documenti e si suppone che il paese venne abbandonato o venne distrutto in seguito ad attacchi di nemici o a un incendio.
Più probabilmente, la popolazione si trasferì definitivamente nel pianoro sotto il monte Mesma, in posizione più favorevole, dando origine a “Buletianum”, l’attuale Bolzano Novarese.
Che cosa sia successo esattamente nessuno lo ha ancora scoperto, di certo c’è che nello stesso tempo compare il nome di Bolzano, prima alternato o unito al nome di Ingravo e poi dal 1362 utilizzato da solo per designare il paese.
Nonostante ciò, i Bolzanesi mantennero il culto e la venerazione di questa chiesa e restarono molto devoti ad essa probabilmente per 2 motivi: la presenza di eremiti e religiosi nel luogo (testimoniati da alcuni documenti) e la presenza del vecchio cimitero.
La chiesa è ad unica navata e conserva ancora la forma primitiva: la facciata è a forma di capanna, con apertura a croce in alto, gli stipiti della porta di ingresso sono di serizzo. Su questa porta si hanno notizie scritte: un certo “Giacomo De Bonis fece fare a sue spese la porta di San Martino e costa tra la portina di sasso e le asse di legno 99 lire”.

Questa è una foto molto suggestiva che è stata scattata durante la processione serale del 14 agosto 2012.


I testi sono tratti dal volume: "Bolzano, leggenda, cronaca e storia" (Autori: G.M.Franzosi, C.Frattini, S.Frattini, A.Marietti, V.Mora, D.Valeri).